È un errore pensare che il self publishing e l’editoria tradizionale siano due pianeti distinti e distanti. Ed è bene anche liberarsi in modo definitivo da quella logica di conflitto per cui ‘libro digitale contro libro di carta’ o ‘autoprodotti contro editori’ e via dicendo. Quello che il digitale offre sono possibilità in più: non in conflitto con le precedenti ma in costante relazione con queste. Un libro si lascia alle spalle l’ansia di dover vendere tutto nei primi mesi onde evitare prima la resa, poi il macero e, infine, il dimenticatoio; così come il rischio di finire fuori produzione. Il self publishing nasce da queste condizioni, insieme al fatto che una distribuzione digitale elimina tutti quei costi di stampa e distribuzione che in un contesto tradizionale renderebbero inaccessibile l’idea di autoprodursi.
Il self publishing, quindi, è una pratica che con l’editoria digitale ha assunto una nuova dimensione, diventando una realtà importante. Un’opportunità in più non solo per gli autori, ma anche per tutte quelle professionalità che vivono nel mondo dell’editoria, dagli editor ai grafici fino ai correttori di bozze, che si ritrovano con un’opzione alternativa alle prospettive tradizionali: lavorare come freelance direttamente con gli autori.