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  • Immagine del redattoreGiuseppe Ciccia

Una strada sbagliata - Cap.2

Tutto era cominciato dopo il matrimonio. Vittorio, conosciuto nel suo paese, era molto innamorato di Anna e del piccolo Michele appena nato. Il caso volle che la compagnia che frequentava, lo trascinasse ben presto nel vizio e nello spaccio della droga.

L’impegno di don Carlo consisteva nel convincere Vittorio a riprendere le redini della sua vita e dedicarsi di più alla famiglia. Anna, credente e praticante, un giorno aveva deciso di rivolgersi al parroco per informarlo della vita dissoluta che Vittorio conduceva e che conseguentemente lo portava a trascurare i suoi doveri di padre e marito.

Don Carlo, messo al corrente, si rammaricò per quella triste storia e decise di aiutarla, impegnandosi a far curare il marito caduto in un preoccupante stato di debolezza fisica e mentale.

I giorni trascorrevano lentamente e il dolore di Anna nei confronti di suo marito aumentava di giorno in giorno. Pregava sempre affinché si compisse un miracolo; non si dava pace, e nonostante le continue sofferenze causate da questa tragedia, trovava nell’amore per il piccolo Michele, la forza e il sostegno per affrontare le sue tristi e cupe giornate.

Anna faceva la casalinga, non aveva mai lavorato e proveniva da una famiglia umile, che le aveva impartito un’educazione all’antica e molto religiosa. Seppur diplomata come ragioniera, il matrimonio e l’essere incinta al sesto mese l’avevano costretta a rinunciare alla ricerca di un lavoro. Anche Vittorio possedeva un diploma di ragioniere, infatti, aveva conosciuto Anna nella stessa scuola, all’inizio delle superiori. Dopo il matrimonio erano andati ad abitare in una vecchia casa, messa a disposizione dal padre di Anna, posta alla periferia del paese. La casa era piccola e modesta ma non dovevano pagare l’affitto, ed era una fortuna poiché Vittorio non aveva un lavoro fisso.


Il colloquio tra Anna e don Carlo si svolse in un confessionale della chiesa in una fredda sera d’inverno, mentre fuori pioveva a dirotto. Il parroco l’aveva chiamata al telefono la sera prima fissandole appuntamento per le diciassette.

Anna, subito dopo la telefonata, si sentì molto fiduciosa: le parole di don Carlo, sempre disposto ad aiutarla, erano una benedizione.

Per il giorno successivo, avendo bisogno di una mano d’aiuto per tenere il piccolo Michele, chiamò una sua amica, proprietaria di una vecchia auto, e le chiese il favore di accompagnarla in chiesa e di badare al piccolo mentre lei era impegnata con il parroco. L’amica si rese disponibile ad accompagnarla.



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Una delle conquiste più importanti dell'umanità è stata senza dubbio quella della scrittura, ma la gente ignora quanto lungo e complesso sia stato questo percorso.

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