Quando Anna bussò alla porta della sacristia, Don Carlo era intento a leggere un libro e, sollevando gli occhi disse:
“ Avanti.”
“Buonasera don Carlo, come sta?”
“Bene figliola, accomodati e raccontami tutto.”
Don Carlo era un uomo sulla cinquantina, basso di statura e grasso. Aveva i capelli brizzolati e pettinati all’indietro, e le guance, tonde e rosee come due piccole mele, davano al suo viso un aspetto paffuto e gioviale. Era sempre di buon umore e molto stimato dai parrocchiani.
Da tanti anni era parroco di quella chiesa e i giovani gli volevano molto bene perché si rendeva sempre disponibile e pronto a concedere le autorizzazioni necessarie per apportare migliorie all’interno dell’oratorio.
Anna sedette e, in quel momento assalita da un leggero pallore, abbassò il capo. Dopo un istante si riprese, e disse:
“Come le avevo detto l’altro giorno, ho bisogno del suo aiuto per convincere mio marito a rivolgersi ad un Centro terapeutico, per disintossicarsi.”
“Come si comporta in casa?” Chiese subito don Carlo.
“Non c’è quasi mai, le poche volte che lo vedo è quasi sempre sgarbato e violento.”
“Continua,” disse don Carlo dopo una breve pausa.
“Talvolta neppure rientra a dormire e non si preoccupa di passare del tempo con nostro figlio di pochi mesi. Non so, dove vada a dormire, né la compagnia che frequenta; il fatto è che sono molto preoccupata e ho paura per lui!”
“Capisco,” rispose don Carlo.
“Vorrei che mi aiutasse a recuperarlo don Carlo, perché gli voglio bene e mi dispiace vederlo in questo stato, anche se mi maltratta continuamente.”
“Occorre innanzitutto convincerlo a lasciarsi curare, la cosa non è facile, e comunque è da lui che deve nascere la volontà di farlo.”
“Sono d’accordo,” rispose Anna.
“Ad ogni modo è necessario che lui mi chiami, così possiamo fissare un incontro e parlarne.”